A proposito di creatività e regole
di Paolo Fiaccadori
Una premessa breve. Io penso che in generale, nella vita di tutti, trovare tra le cose dei legami e condividerli susciti una reazione di piacere, mentre rompere dei legami provoca fastidio delusione e anche dolore se le cose sono tanto più importanti e vitali. Scoprire ad esempio che esiste una relazione di parentela tra due persone che si conosce da tempo suscita una piacevole sorpresa, e anche scoprire che due fenomeni fisici apparentemente distanti sono governati da una stessa comune legge provoca ugualmente piacere. Il mondo è tutta una rete di relazioni e noi ne godiamo quando le scopriamo (tanto più improvvisamente ed inaspettatamente) e le esprimiamo. Quando invece qualcosa viene diviso c’è una realtà che viene distrutta.
L’atto creativo trova e mostra delle relazioni, l’atto distruttivo annulla una realtà perchè ne separa le componenti.
Anche per ciò che riguarda il gesto artistico io credo che sia tale quando appunto genera e mostra relazioni tra cose. In fotografia (ma credo che, con opportune modifiche, quello che sto per dire sia applicabile a qualunque forma espressiva) io vedo tre tipi di relazioni.
Ci sono delle relazioni “interne” tra gli elementi stessi dell’immagine, ad esempio una persona che guarda qualcosa, qualcuno che parla ad un altro, qualcuno che usa qualcosa e così via. Ci sono delle relazioni di contrasto di similitudine e tant’altro tra i soggetti della foto.
Ci sono poi delle relazioni “geometriche” che mettono in relazione linee, curve, volumi dell’immagine tra di loro e con il contorno generalmente rettangolare della stessa. In questo tipo di relazioni rientrano tutte quelle, diciamo, regole compositive dei terzi, dell’orizzonte parallelo ad un lato dell’immagine e mille altre ancora. Infine ci sono relazioni tra l’ “interno” e l‘ “esterno” della fotografia, tra il contenuto e chi osserva e anche qui le relazioni possibili sono tante ma tutte riconducibili alle possibilità di sintonia (anche dissenso? non so poi dirò qualcosa su questo) tra il contenuto dell’immagine e l’esperienza di vita e di cultura dell’osservatore (un esempio banale la foto di un posto dove si è stati).
In questo caso, mi sembra di poter dire che quanto più la relazione che si stabilisce tra immagine ed osservatore è insolita, inaspettata e quanto più lontana dall’osservatore è la cosa rappresentata, tanto più suscita interesse. Noi tutti vediamo con piacere una foto del passato dei nostri luoghi (lontananza nel tempo) e fotografie di luoghi esotici anche contemporanei (lontananza nello spazio). E non solo lontananza di spazio o di tempo ma anche lontananza per cultura e direi anche per tecnologie usate nella creazione dell’immagine (motivo per cui molti che non sanno come funzioni Photoshop trovano spettacolari certi risultati mentre chi lo sa usare li trova banali e noiosi).
Naturalmente tutte queste relazioni variano nella loro intensità e nel loro valore, possono esserci e non esserci, possono esistere più o meno consapevoli nella mente di chi ha creato l’immagine e più o meno intelligibili in chi le osserva. Se ci sono solo relazioni di tipo geometrico compositivo l’immagine ha solo valore estetico, se ci sono solo relazioni “interne” alla foto allora diciamo che la foto “racconta” qualcosa, banale o importante non importa. Infine un immagine può coinvolgere emotivamente indipendentemente che sia sfocata, mossa e fatta “male”.
In conclusione io penso che la “bellezza” (o “bontà” o “interesse” o quello che si vuole) di una fotogragrafia dipenda da una miscela di queste relazioni poichè è l’insieme di queste ad essere rappresentativo della realtà che ci circonda la quale sussiste perchè tutto è relazionato. Quindi non si tratta che ci siano o non ci siano regole del tipo “orizzonte parallelo al bordo”. Se ci sono in gioco altre relazioni di maggior valore più coinvolgenti allora possiamo anche fare a meno dell’orizzonte “orizzontale”.
Dicevo prima della possibilità di “dissentire” con il contenuto di una fotografia. Potrei dire: non sono d’accordo con il contenuto ma la fotografia è fatta bene, cioè trovo nella foto altri tipi di relazione più o meno forti: la fotografia è fatta bene lo racconta bene ma mi lascia indifferente o peggio mi coinvolge in maniera negativa, la relazione con la realtà rappresentata è spezzata e il mio cuore reagisce con fastidio o con dolore.