“Namibia”: la mostra fotografica deI Presidente del FCC di #Mantova Gianni Cossu a Casa del Rigoletto

Genere: Mostra fotografica Titolo della mostra: Namibia – Volti , vita, silenzio nei grandi spazi africani Inaugurazione: sabato 3 maggio 2014 – ore 18.30 Luogo: Casa di Rigoletto P.zza Sordello n. 23, Mantova – Italia (QUI la mappa) Autore: Gianni Cossu

A cura di: Carlo Micheli

 


Namibia – Volti , vita, silenzio nei grandi spazi africani

di Gianni Cossu

1 namibia cartella stampa

2 namibia cartella stampa

3 namibia cartella stampa

4 namibia cartella stampa

5 namibia cartella stampa

6 namibia cartella stampa

7 namibia cartella stampa

8 namibia cartella stampa

“Lo sguardo Karmico”, fotografia buddista in Laos, 1860 – 2010 (#Mantova)

Quando: esclusivamente il 5 giugno 2013
Dove:  presso l'Archivio di Stato - Sagrestia della SS. Trinità, Via Dottrina Cristiana, 4 - Mantova

A Luang Prabang (Laos) si conserva uno straordinario archivio fotografico costituito da oltre 35.000 immagini, scattate tra il 1890 e il 2007, già conservate presso vari monasteri e miracolosamente scampate alle vicende e ai conflitti bellici che hanno travagliato il paese nel corso del Novecento. Si tratta di una fonte unica che illustra 120 anni di storia del Buddismo nel Laos.

Hans Georg Berger, fotografo e scrittore, che dirige un Major Research Project della British Library di Londra per la tutela e la salvaguardia delle fotografie attraverso la loro digitalizzazione, parlerà della sua attività. Nel corso degli Anni Novanta egli ha documentato in un inusuale progetto fotografico le cerimonie e la vita monastica in stretta collaborazione con i monaci allo scopo di tramandare ai posteri la memoria di un patrimonio culturale di straordinaria ricchezza che nella maggior parte del Sud Est asiatico è stato distrutto dalle guerre.

Tra le immagini più significative spiccano quelle relative agli antichi manoscritti su foglie di palma che vengono ora catalogati, restaurati e studiati: le foglie di palma venivano annerite con il carbone, tagliate nel senso della lunghezza e i caratteri della scrittura incisi con una penna appuntita di metallo.

Daniela Ferrari

karmico

Franco #Fontana espone a #Mantova i suoi capolavori con “Paesaggi & Paesaggi”

Quando: fino al 15 giugno 2013
Dove: Casa del Mantegna, via Acerbi 47 - Mantova 
Ingresso: gratuito

 

Franco_Fontana

Franco Fontana: l’uomo che rende visibile l’invisibile

Fino al 15 Giugno prossimo saranno esposte alla Casa del Mantegna le fotografie di Franco Fontana.

Per tutti gli amanti del bello e per gli amanti della fotografia in particolare questa è una occasione da non perdere per ammirare i lavori del Maestro modenese.

Il titolo della mostra ”paesaggi & paesaggi” anticipa i due temi che hanno fornito l’ispirazione per scatti di forte impatto visivo ed altrettanto forte stimolo emozionale: paesaggi naturali e paesaggi urbani.

I primi, i paesaggi naturali, sono rappresentati ricorrendo a estese zone colorate, spesso prive di dettagli, così da raggiungere l’astrazione e da realizzare il pensiero di un grande fotografo tedesco, Otto Steiner, secondo cui “la creazione fotografica assoluta nel suo aspetto più libero rinuncia ad ogni riproduzione della realtà”.

Emozioni e sensazioni sono suscitate anche dai paesaggi urbani dove le forme degli edifici sono racchiuse in squadrate campiture di colore e la presenza dell’uomo è affidata, molto spesso, a delle ombre marcate.

I paesaggi urbani consentono di apprezzare oltre che la indiscussa capacità di rendere visibile l’invisibile anche la maestria con cui Fontana compone le sue opere.

Al termine della visita; ripensando alle fotografie su cui ci siamo soffermati, ci rendiamo conto che Franco Fontana ci ha insegnato un modo nuovo con cui osservare il mondo attorno a noi trasformandone forme, volumi, figure umane e segni in colore puro.

a

Alberto Mazzocchi – Fotocineclub Mantova

Questo slideshow richiede JavaScript.

Capalbio, tra arte e fotografia: apre il festival delle emozioni

Il fotocineclub di Mantova vi vuole segnalare un'interessante esposizione fotografica: a Capalbio, infatti, dal 30 Marzo è partito il festival delle emozioni "tra arte e fotografia". Un'iniziativa condivisa - scrive larepubblica.it- da autori che superano i concetti tradizionali della fotografia e lavorano su loro scene interiori in equilibrio tra visioni, sogni, materia e gestualità. Da qui la scelta del tema: Photography or painting? ''È proprio il riappropriarsi della gestualità, in un’epoca di secchezza digitale, che coinvolgendo differenti materie consente di arrivare a questo interrogativo spiazzante'.

QUANDO: dal 30/03/2013 al 05/05/2013
DOVE: il Frantoio, Via Renato Fucini 10 Capalbio (Grosseto)




Robert #Capa: il fotoreporter

Il Fotocineclub di Mantova vi vuole segnalare una mostra importantissima del più importante fotoreporter di guerra di tutti i tempi: Robert Capa. La  vita di Capa, nonostante il successo a livello professionale, non è stata affatto semplice, anzi, il noto fotografo ha dovuto affrontare momenti difficili, a volte addirittura drammatici. Il nostro Alberto Mazzocchi ripercorre i punti salienti della vita del noto fotografo cogliendone i particolari più importanti ed emozionanti.

QUANDO: già in essere, fino al 14/07/2013
DOVE: Torino, Palazzo Reale
Andrea Danani - Fotocineclub Mantova

Robert #Capa: il fotoreporter

di Alberto Mazzocchi

Robert_Capa

Pochi giorni or sono è stata inaugurata a Torino, a Palazzo Reale, una retrospettiva che rimarrà aperta sino al 14 Luglio venturo dedicata al grande fotoreporter Robert Capa di cui si celebra quest’anno il centesimo anniversario della nascita

Nel 1913 infatti vedeva la luce a Budapest Endre (Andre) Friedmann che, giovanissimo, fu costretto a fuggire, prima a Berlino e poi a Parigi, per evitare, dati i tempi, di dovere pagare per due colpe gravissime: essere ebreo ed avere simpatie per il socialismo. Durante le peregrinazioni giovanili Endre impara ad usare la macchina fotografica, la piccola Leica, di cui intuisce l’agilità rispetto ai mastodonti in uso a quei tempi ed entra in contatto con artisti ed intellettuali. Frequenta assiduamente, fra gli altri, Henry Cartier Bresson  con cui fonderà, anni dopo, la famosissima agenzia Magnum Photos.

Nella capitale francese incontra Gerda “Taro” Pohorille che, responsabile delle stesse colpe del futuro fotoreporter, era fuggita dalla nativa Polonia.

Tra i due giovani, belli, pieni di vita, intraprendenti ma squattrinati nasce un forte legame sentimentale ed un proficuo sodalizio lavorativo.

Per superare le difficoltà con cui le agenzie accettavano le loro foto e per aumentare lo scarso compenso con cui venivano pagati (anche Gerda, sotto la guida di Andre, aveva imparato a fotografare) decidono di presentare i loro scatti come se fossero stati realizzati da un famoso ma fantomatico fotografo americano: Robert Capa.

Grazie a questo stratagemma la loro situazione professionale ed economica migliora decisamente ed in breve  i lavori di Capa sono ricercati e ben valutati.

Barcellona_1939Nel 1936 i due partono per la Spagna dove è in corso una feroce guerra civile e le loro foto contribuiscono a fare conoscere la situazione drammatica in cui vivono gli spagnoli, il successo arride loro ma, nel 1937, la malasorte pone tragicamente fine alla loro unione. Mentre gli aerei tedeschi bombardano le truppe lealiste Gerda viene travolta da un carro armato “amico”. Nonostante i disperati tentativi fatti per salvarla Gerda muore.

Visitare la mostra di Capa, che fu tra i primi a capire l’importanza della fotografia come mezzo di denuncia e di testimonianza, è come sfogliare un testo di storia dedicato agli eventi bellici che sconvolsero il mondo dal 1936 al 1954. Infatti non c’è fatto bellico che non veda il fotoreporter ungherese impegnato a raccogliere immagini cariche di compassione per le vittime delle guerre stando sempre a breve distanza dai soggetti dei suoi scatti.

Nel 1938 è in Cina dove documenta la resistenza alle truppe giapponesi da parte degli uomini di Chiang-Kai shek.

Robert CapaRitorna in Europa e partecipa agli eventi della 2a Guerra Mondiale  sui vari fronti: (particolarmente significative sono le foto realizzate in Sicilia e a Cassino), è in primissima linea durante lo sbarco in Normandia, vive intensamente la liberazione di Parigi e, appena finito il conflitto , si reca a Berlino per documentare la distruzione della capitale del Reich. Va poi in Israele dove segue il primo conflitto israeliano e dove ritorna per testimoniare il dramma dei rifugiati. È in questa circostanza che scatta una delle sue foto più intense e toccanti: fotografa una bimba vestita malamente, scalza e in lacrime.  E’ questa una delle immagini che meglio raccontano il dramma della guerra , della violenza, della sofferenza degli innocenti. Capa

Nel 1954 si reca in Indocina dove i francesi stanno cedendo sotto gli attacchi delle truppe locali impegnate a lottare per l’indipendenza. Il 25 Maggio 1954 una mina antiuomo uccide il fotografo che tante volte aveva rischiato la vita per essere quanto più vicino possibile all’azione.

Capa, che fu tra i primi ad utilizzare macchine di piccolo formato, dimostrò che le vecchie, gigantesche cassette allora in uso non potevano consentire di lavorare con velocità ed immediatezza e dimostrò pure che la qualità di una foto è legata alla distanza da cui viene ripresa; una immagine efficace non può essere scattata se non stando a ridosso dell’azione.

Roberto capaCercò sempre di applicare questa teoria e, come esempio, si devono ricordare le foto “slightly out of focus”  che scattò il 6 Giugno 1944 quando sbarcò con i primissimi soldati sulle sabbie di Omaha Beach, in Normandia.

Non è possibile descrivere le emozioni che le foto di Capa, scattate in modo potente e toccante allo stesso tempo, riescono a trasmettere, è molto difficile sintetizzare in poche parole la intensità dei sentimenti che esse generano nell’osservatore.

Chi più riuscì a dare una descrizione efficace e valida della sensibilità del grande fotoreporter fu John Steinbeck che scrisse: “(Capa) sapeva che non si può fotografare la guerra perché si tratta per lo più di una emozione. Ma lui riuscì a catturare quell’emozione scattando accanto ad essa. Era in grado di mostrare l’orrore subito da un intero popolo sul volto di un bambino.”

Alberto Mazzocchi – Fotocineclub Mantova

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: