Lunedì 9 febbraio il Fotocineclub ospita Anna Volpi con “Visioni dell’attimo, l’erotico guardato attraverso i miei occhi”. Alle ore 21 presso la nostra sede di via Facciotto.
Di seguito una biografia della fotografa:

Lunedì 9 febbraio il Fotocineclub ospita Anna Volpi con “Visioni dell’attimo, l’erotico guardato attraverso i miei occhi”. Alle ore 21 presso la nostra sede di via Facciotto.
Di seguito una biografia della fotografa:
A proposito di creatività e regole
di Paolo Fiaccadori
Una premessa breve. Io penso che in generale, nella vita di tutti, trovare tra le cose dei legami e condividerli susciti una reazione di piacere, mentre rompere dei legami provoca fastidio delusione e anche dolore se le cose sono tanto più importanti e vitali. Scoprire ad esempio che esiste una relazione di parentela tra due persone che si conosce da tempo suscita una piacevole sorpresa, e anche scoprire che due fenomeni fisici apparentemente distanti sono governati da una stessa comune legge provoca ugualmente piacere. Il mondo è tutta una rete di relazioni e noi ne godiamo quando le scopriamo (tanto più improvvisamente ed inaspettatamente) e le esprimiamo. Quando invece qualcosa viene diviso c’è una realtà che viene distrutta.
L’atto creativo trova e mostra delle relazioni, l’atto distruttivo annulla una realtà perchè ne separa le componenti.
Anche per ciò che riguarda il gesto artistico io credo che sia tale quando appunto genera e mostra relazioni tra cose. In fotografia (ma credo che, con opportune modifiche, quello che sto per dire sia applicabile a qualunque forma espressiva) io vedo tre tipi di relazioni.
Ci sono delle relazioni “interne” tra gli elementi stessi dell’immagine, ad esempio una persona che guarda qualcosa, qualcuno che parla ad un altro, qualcuno che usa qualcosa e così via. Ci sono delle relazioni di contrasto di similitudine e tant’altro tra i soggetti della foto.
Ci sono poi delle relazioni “geometriche” che mettono in relazione linee, curve, volumi dell’immagine tra di loro e con il contorno generalmente rettangolare della stessa. In questo tipo di relazioni rientrano tutte quelle, diciamo, regole compositive dei terzi, dell’orizzonte parallelo ad un lato dell’immagine e mille altre ancora. Infine ci sono relazioni tra l’ “interno” e l‘ “esterno” della fotografia, tra il contenuto e chi osserva e anche qui le relazioni possibili sono tante ma tutte riconducibili alle possibilità di sintonia (anche dissenso? non so poi dirò qualcosa su questo) tra il contenuto dell’immagine e l’esperienza di vita e di cultura dell’osservatore (un esempio banale la foto di un posto dove si è stati).
In questo caso, mi sembra di poter dire che quanto più la relazione che si stabilisce tra immagine ed osservatore è insolita, inaspettata e quanto più lontana dall’osservatore è la cosa rappresentata, tanto più suscita interesse. Noi tutti vediamo con piacere una foto del passato dei nostri luoghi (lontananza nel tempo) e fotografie di luoghi esotici anche contemporanei (lontananza nello spazio). E non solo lontananza di spazio o di tempo ma anche lontananza per cultura e direi anche per tecnologie usate nella creazione dell’immagine (motivo per cui molti che non sanno come funzioni Photoshop trovano spettacolari certi risultati mentre chi lo sa usare li trova banali e noiosi).
Naturalmente tutte queste relazioni variano nella loro intensità e nel loro valore, possono esserci e non esserci, possono esistere più o meno consapevoli nella mente di chi ha creato l’immagine e più o meno intelligibili in chi le osserva. Se ci sono solo relazioni di tipo geometrico compositivo l’immagine ha solo valore estetico, se ci sono solo relazioni “interne” alla foto allora diciamo che la foto “racconta” qualcosa, banale o importante non importa. Infine un immagine può coinvolgere emotivamente indipendentemente che sia sfocata, mossa e fatta “male”.
In conclusione io penso che la “bellezza” (o “bontà” o “interesse” o quello che si vuole) di una fotogragrafia dipenda da una miscela di queste relazioni poichè è l’insieme di queste ad essere rappresentativo della realtà che ci circonda la quale sussiste perchè tutto è relazionato. Quindi non si tratta che ci siano o non ci siano regole del tipo “orizzonte parallelo al bordo”. Se ci sono in gioco altre relazioni di maggior valore più coinvolgenti allora possiamo anche fare a meno dell’orizzonte “orizzontale”.
Dicevo prima della possibilità di “dissentire” con il contenuto di una fotografia. Potrei dire: non sono d’accordo con il contenuto ma la fotografia è fatta bene, cioè trovo nella foto altri tipi di relazione più o meno forti: la fotografia è fatta bene lo racconta bene ma mi lascia indifferente o peggio mi coinvolge in maniera negativa, la relazione con la realtà rappresentata è spezzata e il mio cuore reagisce con fastidio o con dolore.
Cari amici, prosegue la rassegna per conoscere i protagonisti del nostro Circolo Fotografico. L’ultima volta abbiamo conosciuto i nostri Paolo Fiaccadori e Francesca Maccari, rispettivamente un “Senior” ed una “Junior” del Fotocineclub di Mantova. Anche questa volta vogliamo mettere a confronto “face-to-face” chi frequenta il circolo già da qualche annetto (Ilaria) con chi invece debutta per la prima volta sul nostro annuario 2014 (Federico).
Di seguito le gallerie fotografiche che mostrano i diversi stili e ambiti fotografici che i due esplorano, dimostrando duttilità e capacità di adattamento (fotografico) a seconda del tema trattato (sport, studio, fotoritocco, strada, ecc…)
Lunedì 19 gennaio alle ore 21 la Home Gallery 1 Stile propone, in collaborazione con il Fotocineclub Mantova che ospita l’iniziativa nella sede di via Facciotto, la proiezione del video NINO MIGLIORI, 2012, Visioni d’arte produzione con Cineteca Bologna e Contrasto.
La regista del documentario, Alessia De Montis, ne parla così:
“ Ho provato ad immaginare Nino Migliori visto dall’alto per coglierne tutta la poliedricità. Come se lo spiassimo muoversi tra due coordinate, il Tempo e lo Spazio, concetti che ritroviamo anche nei suoi Lucigrammi.
Nino è come un prisma, che riflette luce in tante direzioni. La visione dall’alto ci permette così di librarci in volo e vedere contemporaneamente tutti i colori che il “prisma Nino” ci trasmette con il passaggio della luce nella sua macchina fotografica.
L’obiettivo è stato cercare di mostrare quanto la sperimentazione e la ricerca di nuove forme poetiche di foto-grafia (intesa etimologicamente come scrittura con la luce) sia per Nino tutt’oggi viva e costante nel suo lavoro, diventando la sua cifra stilistica.
Nino è sempre in cerca di nuove forme di espressione e comunicazione, oltre i limiti del semplice fotografare la realtà attraverso la macchina fotografica”.
DOVE: Mantova, via Calvi 51, Home Gallery 1 Stile di Mara Pasetti
QUANDO: sab. 31 gennaio dalle 10 alle 18
dom. 01 febbraio dalle 10 alle 18
INFO ISCRIZIONI: hg1stile@gmail.com - 0376.323604
PARTECIPANTI: numero chiuso, massimo 12 partecipanti
Come nascono le idee? Come passo dal pensiero al lavoro finito – sia esso una singola immagine o un intero progetto?
Di cosa ho bisogno?
Questo workshop è improntato sul tema della progettazione artistica fotografica e riflette su come muoversi nell’intricata strada dei pensieri e delle azioni che conducono alla realizzazione dell’opera.
Obiettivo del workshop è comprendere il modus operandi che sta dietro ogni lavoro artistico.
Ogni passo è fondamentale nella creazione di un’opera. Le strade percorse per arrivare al risultato finale, pur rimanendo nella maggior parte dei casi sotterranee, sono anch’esse parti importanti dell’opera. Durante il workshop cercheremo di rendere visibili questi percorsi.
Il primo passo sta nel capire come nascono le idee artistiche, quale il luogo e la suggestione della loro origine (un libro, la scena di un film, qualcosa visto per strada).
Dopo una presentazione personale, in questa prima parte del workshop guarderemo esempi importanti di costruzione di opere presi dalla storia dell’arte e della fotografia.
Inizio della pratica.
Si partirà da uno stimolo comune che permetterà al gruppo di lavorare su un’idea, per mettere a punto il metodo di lavoro. Successivamente ognuno lavorerà individualmente sviluppando un proprio progetto personale.
Il terzo passo è la preparazione della strada per arrivare al progetto: come passo dal pensiero al lavoro finito (sia esso una singola immagine o un intero progetto)?
In questa parte del workshop il lavoro consiste nella costruzione di quaderni nei quali raccogliere pensieri e immagini preparatorie.
L’obiettivo è disporre di tutto il materiale necessario alla realizzazione dell’opera attraverso:
– suggerimenti di idee già esistenti: ricerca tematica su internet, libri ecc. Tutto quello che è già stato fatto in proposito. Ricerca capillare. Stampa e confronto delle immagini.
– personalizzazione, tramite disegno o costruzione dell’immagine/progetto
– abbinare testi e parole. Impreziosire l’idea rendendola più forte. Eventuale aggiunta di disegni o tutto quello che serve per migliorare la comprensione dell’idea.
Ultimi dettagli da definire nella pre-produzione dell’opera:
– elenco materiale necessario | – luogo | – luce | – altre considerazioni
Il quadro per la produzione di un’opera è completo, manca solo l’atto finale, lo scatto, che non sarà preso in considerazione in questa sede
Durata: sabato 31 gennaio ore 10-18 - domenica 1 febbraio ore 10-18
iscrizioni a numero chiuso: minimo 10 massimo 12 partecipanti
PREZZO DEL CORSO: 180,00 euro
PROPOSTE AGGIUNTIVE
Possibilità di ospitalità in loco presso il B&B 1 Stile (costi a richiesta)
IL WORKSHOP È GIÀ STATO REALIZZATO PRESSO LE SEGUENTI SEDI:
Micamera – Milano
Spazio Labò – Bologna
Istituto Marangoni – Firenze
Galleria Photographica fine art – Lugano
Circolo “il grandangolo” – Carpi
Circolo fotografico Savignanese – Savignano sul Rubicone
Festival ipercorpo – Forlì
Galleria Vision Quest – Genova
Galleria MLB – Ferrara
Saint James Cavalier, Valletta (Malta) – in lingua inglese
Silvia Camporesi nasce a Forlì nel 1973 e si avvicina alla fotografia dopo il conseguimento della laurea in Filosofia all’Università di Bologna. Per Silvia il mezzo fotografico è «uno strumento per mettere sotto vuoto le idee», non le interessa cogliere il momento decisivo di una particolare scena, poiché tutto viene studiato e composto: il processo artistico parte da lontano, lo scatto è solo l’atto finale di una serie lunga di passaggi.
Tale approccio le deriva dagli studi di filosofia in cui ha accumulato utili strumenti di elaborazione, l’aspetto analitico la porta ad osservare ciò che la circonda con un occhio critico, in cui il rapporto domanda/risposta entra nel discorso artistico.
Ogni opera realizzata da Silvia è fortemente influenzata da letteratura e cinema poiché «tutto è materiale e si può trasformare in opera. Questo passaggio avviene attraverso i libri. È un metodo che ho creato probabilmente attraverso l’esperienza universitaria, dove era necessario lo studio e un certo tipo di pensiero».
Le opere di Silvia Camporesi si caratterizzano sia per l’aura di atemporalità che le circonda, sia per il particolare uso del bianco: «Il bianco è un colore fondamentale, lo vedo ogni volta come il simbolo di un nuovo inizio. Il colore della pagina intonsa che accoglie nuove idee, il colore della mente quando pensa, il colore della nebbia che avvolge le cose. Il bianco corrisponde alla luce, per questo motivo provo ostilità per il nero-ombra».
I LUOGHI DEL CORSO