di Francesca Maccari
(foto di copertina © Francesca Maccari)
creare
cre·à·re/
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1.Produrre dal nulla, fornire dell’esistenza.“In principio Dio creò il cielo E la terra, poi nel suo giorno Esatto mise i luminari in cielo E al settimo giorno si riposò”
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2.Fondare, istituire, costituire.“c. un partito”
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intransitivo pronominale
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1.Sorgere, formarsi, determinarsi.“si è creato un malinteso”
creativo
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1.
aggettivo
Pertinente alla realizzazione di un’opera dell’ingegno.“processo c.” -
2.
sostantivo maschile
. L’esperto cui viene affidato il compito della ideazione dei testi e della scelta delle foto e dei disegni per una campagna pubblicitaria.
Non mi piace il termine “creativo”, o perlomeno lo trovo inappropriato al campo semantico del fotografo.
Mettiamo ad esempio la fotografia di reportage: la foto non si crea, ma si osserva qualcosa e lo si riporta più o meno fedelmente.
La fotografia di paesaggio: con l’aiuto di una buona tecnica e una buona ottica si riescono a trasformare immagini paesaggistiche davvero mozzafiato.
La fotografia di still-life: giocare con le luci, la composizione degli oggetti, trovare l’angolatura giusta per rendere un oggetto morto un oggetto fotografico interessante.
Il fotografo crea?
Creare ha un’accezione divina, e di grande solitudine. Dal nulla Dio creò il cielo e la terra eccetera eccetera.
Il fotografo non è mai solo. Il fotografo usa un mezzo, che è la macchina fotografica, e trasforma le immagini percepite dal proprio sguardo in immagini fotografiche. Come può essere definito “creativo” un fotografo? Non coglie forse ciò che già esiste per trasformarlo o immortalarlo fedelmente?
E’ proprio ciò che mi piace della fotografia, questo suo limite, entro il quale essa deve esprimersi: il limite della trasformazione della realtà, della situazione in cui si trova. Il fotografo non è un artista con l’idea di un quadro o una scultura in testa e che, dal nulla, lo crea giocando coi colori, pennelli, scalpelli, o materia (la tela del quadro, la densità della tempera, l’acqua, la sabbia, il gesso, la creta…) .
Mi piace pensare che il fotografo abbia un occhio aperto sulla realtà, e l’altro aperto in se stesso (poi c’è il terzo occhio, definizione in termini buddisti della macchina fotografica). L’uso complementare di entrambi gli occhi è indispensabile alla produzione di una fotografia, che altro non è che la visione propria del fotografo sulla realtà. La fotografia è la realtà attraverso i suoi occhi. Non ha creato proprio nulla, ha solo mostrato cosa vedono e cosa sentono i suoi occhi (sempre che mi venga concesso dire che gli occhi “sentono”).
Non definirei creativo il fotografo, ma piuttosto un “trasformativo”. Ed è proprio questo che rende il ruolo del fotografo così affascinante: nessuna supponenza divina, nessuna velleità creativa, lui lo sa che nulla gli viene dal nulla. Ha bisogno della realtà, ha bisogno delle luci e dei bui, ha bisogno di uscire dai propri pensieri creativi per scontrarsi con una qualsiasi cosa reale pur bidimensionale.
Deve per forza partire da un punto dentro l’insieme chiuso della realtà, e trasformare i vari punti di questo insieme per poterne uscire e trovarsi nell’infinito campo dell’irreale.
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Renzo Gatti ci scrive attraverso info.fotocineclubmantova@gmail.com:
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Francesca ha scritto un bellissimo articolo sulla creatività del fotografo:
sono pienamente d’accrdo nell’affermare che il fotografo non crea nulla ma fa tutto il resto…..
bello o brutto che sia….però può creare….. da immagini scattate: racconti ,favole,
paesaggi fantastici, dipinti,sogni e tutto ciò che la sua fantasia gli può suggerire.
R.G.