“Lo sguardo Karmico”, fotografia buddista in Laos, 1860 – 2010 (#Mantova)

Quando: esclusivamente il 5 giugno 2013
Dove:  presso l'Archivio di Stato - Sagrestia della SS. Trinità, Via Dottrina Cristiana, 4 - Mantova

A Luang Prabang (Laos) si conserva uno straordinario archivio fotografico costituito da oltre 35.000 immagini, scattate tra il 1890 e il 2007, già conservate presso vari monasteri e miracolosamente scampate alle vicende e ai conflitti bellici che hanno travagliato il paese nel corso del Novecento. Si tratta di una fonte unica che illustra 120 anni di storia del Buddismo nel Laos.

Hans Georg Berger, fotografo e scrittore, che dirige un Major Research Project della British Library di Londra per la tutela e la salvaguardia delle fotografie attraverso la loro digitalizzazione, parlerà della sua attività. Nel corso degli Anni Novanta egli ha documentato in un inusuale progetto fotografico le cerimonie e la vita monastica in stretta collaborazione con i monaci allo scopo di tramandare ai posteri la memoria di un patrimonio culturale di straordinaria ricchezza che nella maggior parte del Sud Est asiatico è stato distrutto dalle guerre.

Tra le immagini più significative spiccano quelle relative agli antichi manoscritti su foglie di palma che vengono ora catalogati, restaurati e studiati: le foglie di palma venivano annerite con il carbone, tagliate nel senso della lunghezza e i caratteri della scrittura incisi con una penna appuntita di metallo.

Daniela Ferrari

karmico

Franco #Fontana espone a #Mantova i suoi capolavori con “Paesaggi & Paesaggi”

Quando: fino al 15 giugno 2013
Dove: Casa del Mantegna, via Acerbi 47 - Mantova 
Ingresso: gratuito

 

Franco_Fontana

Franco Fontana: l’uomo che rende visibile l’invisibile

Fino al 15 Giugno prossimo saranno esposte alla Casa del Mantegna le fotografie di Franco Fontana.

Per tutti gli amanti del bello e per gli amanti della fotografia in particolare questa è una occasione da non perdere per ammirare i lavori del Maestro modenese.

Il titolo della mostra ”paesaggi & paesaggi” anticipa i due temi che hanno fornito l’ispirazione per scatti di forte impatto visivo ed altrettanto forte stimolo emozionale: paesaggi naturali e paesaggi urbani.

I primi, i paesaggi naturali, sono rappresentati ricorrendo a estese zone colorate, spesso prive di dettagli, così da raggiungere l’astrazione e da realizzare il pensiero di un grande fotografo tedesco, Otto Steiner, secondo cui “la creazione fotografica assoluta nel suo aspetto più libero rinuncia ad ogni riproduzione della realtà”.

Emozioni e sensazioni sono suscitate anche dai paesaggi urbani dove le forme degli edifici sono racchiuse in squadrate campiture di colore e la presenza dell’uomo è affidata, molto spesso, a delle ombre marcate.

I paesaggi urbani consentono di apprezzare oltre che la indiscussa capacità di rendere visibile l’invisibile anche la maestria con cui Fontana compone le sue opere.

Al termine della visita; ripensando alle fotografie su cui ci siamo soffermati, ci rendiamo conto che Franco Fontana ci ha insegnato un modo nuovo con cui osservare il mondo attorno a noi trasformandone forme, volumi, figure umane e segni in colore puro.

a

Alberto Mazzocchi – Fotocineclub Mantova

Questo slideshow richiede JavaScript.

Camera Collection 3: #Leica III C (1940)

Anno 1940: nasce la “Leica III C” che sostituisce la “III B” e si affianca ai modelli

“Standard”  e “II”.

Questa nuova versione, a differenza delle precedenti, presenta la calotta superiore in un

unico pezzo che ingloba mirino e telemetro (foto 06); viene ad essere leggermente

modificata anche la “levetta per la messa a fuoco del telemetro” che rimane comunque

posizionata sotto il bottone per il  riavvolgimento pellicola (foto 08); gli oculari di mirino e

telemetro rimangono affiancati (foto 04).

E’ possibile utilizzare obiettivi con l’ ottica rientrante (foto 02); tutte le ottiche Leitz sono

intercambiabili e possono equipaggiare la “III C”. Il controllo del’ inquadratura può avvenire

con vari tipi di mirino. A titolo esemplificativo indichiamo i seguenti

focale 2,8 cm –>                              mirino per Hektor 1:6,3 2,8 cm

da focale 3,5 a focale 13,5 cm:   mirino universale Vidom (con correzione della parallasse)

focali 20 e 40 cm –>                        dispositivo reflex

Il dispositivo reflex può essere utilizzato in abbinamento ad altri obiettivi in macrofotografia, con

ingrandimenti che vanno dal rapporto di riduzione di 1:2,2 per la focale 13,5 cm, al rapporto

di ingrandimento di 2,2:1 per la focale 2,8 cm.

In foto 07 si vedono i due “regolatori delle istantanee” lente e veloci con tempi di scatto che

vanno da 1 secondo ad 1/1000 di secondo oltre alle pose Z (B) e T.  L’ otturatore è a tendina a

scorrimento orizzontale.

Il “bottone di scatto” presenta la solita ghiera a protezione della filettatura per l’ attacco

dello “scatto metallico” (foto 09); subito davanti troviamo la leva per svincolare il comando

della tendina dal trasporto della  pellicola.

All’ interno del bocchettone porta ottiche (foto 06) si nota un cilindretto metallico che aziona il

telemetro, mosso dal movimento dell’ obiettivo durante la messa a fuoco.

In foto 05  notiamo il fondello aperto, il caricatore della pellicola e le istruzioni per il

caricamento ben visibili all’ interno del corpo macchina.

Leitz dava grande importanza alla carica della pellicola e dotava ogni fotocamera

di apposito caricatore da utilizzare con la pellicola a metraggio (foto 10).

In foto 11 notiamo lo “scatto metallico” (con il particolare tipo di attacco), il raccordo per

treppiede con l’ apposita riduzione per l’ uso con i moderni cavalletti, ed il paraluce.

Giorgio Sacchi – Fotocineclub Mantova

“Vegetalia” di Alberto Mazzocchi e Attilio Gavioli (speciale critica di Gianni Cossu)

VEGETALIA – Mostra fotografica di Alberto Mazzocchi e Attilio Gavioli

Dove: Sala della Colonne - Biblioteca Gino Baratta, C.so Garibaldi N. 88 - Mantova (MN)
Quando: dall'8 al 20 giugno 2013

 

VEGETALIA

di Gianni Cossu – Presidente del Fotocineclub Mantova

In quanti modi ci si può avvicinare alla natura per riprodurne le fattezze?

Certamente molti, moltissimi. In VEGETALIA vengono esposti i risultati di due diverse vie, due diversi modi di lettura del grande e meraviglioso libro del vegetale.

Una via è quella di Attilio Gavioli che ricorre alla lunga esperienza maturata in anni di paziente lavoro per arrivare a fotografare senza macchina fotografica, l’altra è quella di Alberto Mazzocchi che si avvale della raffinata tecnologia digitale per esaltare forme e colori di frutti ed ortaggi.

La sperimentazione è il motore dell’evoluzione nella tecnica fotografica. I comandi di questo meccanismo sono sempre stati in pugno ai fotografi stessi, con il favore di una staticità tecnica che è durata più di un secolo. L’avvento della fotografia digitale ha spostato la possibilità di sperimentare dalle bacinelle di sviluppo ai laboratori di informatica. Da questi ultimi escono pacchetti di utilizzo della tecnica digitale sempre più ampi e stupefacenti.

Al fotografo spetta successivamente il compito di immergersi in questo panorama sterminato, frutto dell’altrui genio, e imparare e scegliere il programma più adatto alla propria creatività. Già, “creatività”: è come se con la fotografia analogica avessimo a disposizione dieci colori e con il digitale almeno diecimila! Ma siamo legati al computer… Attilio Gavioli per le sue produzioni non usa il computer e nemmeno la macchina fotografica. E’ come se il pittore decidesse di non usare più il pennello ma le mani impastate di colore. Come potrebbe un fotografo digitale, obbligato dall’informatica, fare foto senza fotocamera e computer? Ecco allora la rivincita della mente pensante in prima persona , del padrone di una tecnica vecchia ma personale e amica, che ha riesaminato i passaggi esecutivi della fotografia analogica e si è infilato in un pertugio produttivo inedito. Questa è la vera creatività in fotografia. Immagini di vegetali che ondeggiano come garze orientali, trasparenze di plausibile veridicità che impongono un rinnovato rispetto per l’impareggiabile modello naturale, profili delicati ed accoglienti toni cromatici sia tenui che forti, con la semplice perfezione che solo un ordine biologico (e non artificiale) può offrire. Il valore di queste foto sta nell’indubbia eleganza estetica , nell’idea innovativa e gagliardamente affinata e nel piacere, che tutti ipotizziamo con un sorriso, provato dall’Autore nell’istante in cui l’immagine conferma e gratifica l’appassionata attesa di questo bravo Artigiano, in una camera oscura temporaneamente illuminata nelle prove di esposizione sulla carta sensibile e non dal monitor di un pc.

Alberto Mazzocchi ama la natura e con le sue ampie possibilità espressive ce la porge potentemente esaltata nelle sue più nascoste meraviglie. Meraviglie di abitanti di paludi e boschi padani, come ci ha piacevolmente abituato in passato, ma anche di protagonisti vegetali più quotidiani e domestici, ma un po’ dimenticati,

Al ritorno da un safari dall’ortolano il buon Alberto ci offre frutta e verdura come se fosse un servizio su Naomi Campbell con un elegante risultato estetico.

Lo sfondo nero da dietro un cavolo o un peperone sfiora quelle rotondità con crescente luminosità , come una carezza che dalla schiena gira intorno ai fianchi e sull’addome apre progressivamente la mano con affetto e rispetto per quel semplice, mirabile dono vivente.

L’accuratissima messa a fuoco con estesa profondità di campo o l’elevata risoluzione dei dettagli, l’importanza volumetrica del soggetto (spesso occupante l’intero fotogramma) e, come già detto, l’esposizione carica e perfetta su sfondo contrastato, danno a questi semplici ortaggi la dignità di misconosciuti gioielli. Non è la proposta descrittiva di un alimento, bensì il convinto omaggio alla inesauribile sorprese dei più confidenziali frequentatori delle nostre insalatiere e fruttiere. Da sempre esclusivamente apprezzati per il piacere che danno al palato, questi frutti e verdure esibiscono con orgoglio giochi cromatici astratti, curve e spirali da “sezione aurea”, imprevedibilità di forme ad un esame attento dei loro angoli più nascosti.

La bravura di un fotografo si misura anche nel proposito di ridiscutere ciò che ci sembra ordinario o scontato, con l’ostinazione di gettare il velo dell’abitudine per fare splendere una bella anima nascosta in cui l’Autore ha creduto fin dall’inizio. Questa raccolta di immagini è un vero atto di amore e di fiducia nelle risorse di questi figli della natura così timidi, immobili e muti.

Un gesto di generosità. Un regalo per i nostri occhi. Un meritato motivo per un sincero applauso.

Gianni Cossu – Presidente Fotocineclub Mantova

#Terremoto: al Fotocineclub di #Mantova il ricordo ad un anno di distanza

Vi riportiamo il resoconto della serata del Fotocineclub di Mantova di lunedì 20 Maggio, dedicata al terremoto che un anno fa colpì le terre tra emilia e lombardia.

Un anno dopo il terremoto. Per non dimenticare quanto è successo, il fotocineclub di Mantova ha rivissuto il dramma delle popolazioni colpite attraverso gli scatti del fotografo Stefano Saccani della Gazzetta di Mantova. Centinaia di migliaia di scatti come ci ha confidato lo stesso fotografo. “ Tantissime istantanee per un fenomeno che è stato molto più vivo nel ferrarese e di cui  noi mantovani ne abbiamo percepito solamente l’onda. Dovevo decidere se mostrare i danni materiali causati dal cataclisma, ma sarebbe stata una pura e semplice documentazione. Oppure, come ho cercato di fare in quei luoghi disastrati, di leggere nei volti delle persone e coglierne gli stati d’animo subito dopo le tremende scosse. La paura che è rimasta è nelle persone, è una paura contro un nemico sconosciuto e viene vissuta tutt’oggi in maniera drammatica, perchè in molti non vogliono tornare nelle loro case,  nonostante l’ok dei tecnici della protezione civile. Ho raggiunto i luoghi del terremoto dopo qualche ora dalla scossa, nella notte del 20 maggio. Sono immagini “rubate” e fatte di corsa per far vedere l’accaduto, mi sono districato  tra mille controlli perchè lo sciacallaggio si stava diffondendo in maniera preoccupante, ho esplorato zone esposte costantemente al pericolo di crollo”. Le foto come documento di una tragedia che a distanza di un anno ha lasciato un solco profondo nella psiche di chi l’ha vissuta in prima persona. L’esposizione fotografica di Saccani è stata vista alla serata del 20 Maggio nella sede del Fotocineclub di Mantova  in religioso silenzio.

Sergio Martini 

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: