Il nostro saluto a Gabriele #Basilico

Pochi giorni fa ci ha lasciato uno dei più importanti fotografi italiani, Gabriele Basilico. Il Fotocineclub di Mantova lo vuole ricordare con un breve excursus storico della sua vita artistica straordinaria che l’ha portato a diventare un fotografo stimato e apprezzato in tutto il mondo.

All’inizio degli anni ’60 Gabriele Basilico è uno degli studenti che frequentano Architettura a Milano dove, dapprima sotto traccia e poi in modo sempre più clamoroso prende vita e si sviluppa la contestazione del mondo accademico vecchio e chiuso, della cultura immobile e sterile della società superata di quel tempo

Ad Architettura, insomma, ci sono in incubazione i bacilli che da lì a poco tempo porteranno alla esplosione della epidemia del ’68. E’ questa data, tanto esaltata da alcuni quanto vituperata da altri, che segnerà la linea di separazione tra due mondi, uno vecchio e insterilito e l’altro pieno di vita e caotico ma animato da un forte desiderio di rinnovamento.

Basilico che vive questa rivoluzione cercando dei punti di riferimento culturale conclude gli studi e, come accade a molti, non ha ancora maturato idee precise sulla strada da intraprendere.

Nella Milano che rinasce all’arte e alla cultura Basilico conosce Mulas e Berengo Gardin. L’ammirazione per i “maestri” ed il fascino infatuante che emana la fotografia (in quegli anni, non a caso, Antonioni tratteggia in “Blow up” la figura mitica del fotografo) lo spingono a lasciare la matita per la reflex.

Come la gran parte dei fotografi di quei tempi, professionisti o dilettanti che fossero, Basilico si forma attingendo stimoli e suggestioni dal mondo della fotografia statunitense: in quegli anni bisognava per forza guardare agli Stati Uniti perché in Italia, neorealismo a parte, imperava ancora una concezione manieristica della foto che portava alla ricerca della “bella” immagine priva però di legami con la vita sociale.

Dopo il ’68 si impara a fare della immagine fotografica un documento, a trasformare l’accademia sterile in testimonianza di vita.

Basilico che, come detto, lascia la matita per la reflex, continua a vedere il mondo con l’occhio e la sensibilità dell’architetto: la scansione dello spazio, l’alternarsi dei pieni e dei vuoti, i contrasi luce-ombra lo guidano, assieme all’interesse per il sociale, nella attività professionale.

Il lavoro che segna l’inizio di una brillantissima carriera e che lo  vede impegnato dal ’78 all’80, è “Milano, ritratti di fabbriche”: in quegli scatti Basilico si esprime adottando i nuovi modi di leggere la realtà di un paese che era in veloce e radicale trasformazione.

Con “Viaggio in Italia”, successivamente, prende corpo la rivisitazione fotografica del paesaggio che era stato messo in secondo piano dall’interesse per il reportage  e dalla ricerca dell’istante decisivo così come volevano le foto dei reporter della Magnum e la poetica bressoniana.

I successi e la partecipazione a grandi lavori (Bord de la mer, DATAR) accentuano il passaggio dal “momento decisivo” all’analisi e allo studio del paesaggio fatto con voluta e ricercata “lentezza dello sguardo”.

Il modo nuovo di guardare il mondo richiede non solo un modo diverso di guardare la realtà esterna, ma anche mezzi tecnici diversi da quelli usati a lungo in precedenza: non più reflex agili e nervose a mano libera ma macchine a banco ottico su cavalletto, non più piccoli negativi ma grandi lastre su cui fare muovere gli occhi con tempi molto dilatati.

Il lavoro, sempre più coinvolgente, lo porta a muoversi in tutto il mondo. Beirut distrutta dalla guerra, Parigi che si trasforma, Berlino che rinasce, le grandi metropoli che si espandono, l’architettura che cambia lo vedono sempre in prima linea.

Le mostre si susseguono con crescente successo come i libri in cui raccoglie i suoi capolavori.

Poi, un anno fa, un male feroce tenta di fermarlo ma Basilico continua a lavorare, a produrre immagini, tanto che la sua ultima mostra risale a pochi mesi or sono.

Infine, la recente notizia che mai avremmo voluto ricevere: la morte del grande maestro capace di entrare tra i più grandi fotografi di tutti i tempi.

Ciao Gabriele.

©Alberto Mazzocchi – Fotocineclub Mantova

Gabriele Basilico light gallery:

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